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DIY Lifestyle Sostenibilità

Maglione ad uncinetto Top Down

Questo brutto tempo fa sempre scattare la scintilla della creatività più soffice e “coccolosa”. Cosa c’è di più confortevole di un pomeriggio con un gomitolo e l’uncinetto?

Ecco il mio progetto in corso: un maglione con lavorazione top down ” Armonia d’intrecci”, uncinetto n°4 e filato ombrè dal bianco al nocciola passando per il rosa cipria, la taglia è XL.

Il tutorial è di Il Filo Rosso, disponibile qui:

Ed ecco il progetto finito!

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Lifestyle Maternage Sostenibilità

Pannolini “Ecologici”: sono Biodegradabili? – Breve Guida

Qualche settimana fa sono finita su alcune offerte online di pannolini cosiddetti ecologici, provvisti di foto di bambini con la maglietta con scritto “Plastic sucks“, con una serie di certificazioni citate a seguire, come la OK Biobased e la ASTM D6866.

Chi non vuole contribuire al salvataggio del pianeta se non proprio i neo genitori?

E così, ormai all’apice della curiosità, ho letto descrizione del prodotto e circa 50 recensioni. leggendo alcuni commenti e recensioni di acquirenti mi sono accorta che c’è molta confusione sulla terminologia, e sfortunatamente o in maniera interessata nessuno fa chiarezza. Il rischio è di prendere un abbaglio e non solo spendere per un prodotto che non rispecchia i requisiti immaginati, ma anche con lo smaltimento si fanno errori più dannosi che con pannolini più economici.

Oggi ci provo io a fare un po’ di ordine, dato che alla fine si tratta di plastica e relative certificazioni, e metterò in risalto luci ed ombre di ogni termine, per permettere ad ognuno di compiere la migliore scelta in linea con i propri valori.

Definiamo i non-sinonimi

Iniziamo indicando quali termini non sono sinonimi tra di loro:

  • Naturale
  • Biodegradabile
  • Ecologico
  • Biobased (da fonte rinnovabile)

Naturale

Ecco la definizione del vocabolario Treccani:

 2. a. Di cosa che è in natura, che è secondo natura, conforme all’ordine della natura

E vi faccio notare che molte cose “naturali”: il curaro, la mescalina, il veleno di calabroni o serpenti… anche il petrolio viene estratto dalla natura.

Questo è il punto fondamentale per capire chi sta facendo qualcosa di utile per l’ambiente, e chi invece si fregia di aggettivi in prestito dalla natura per aumentare il fatturato facendo leva sul sentimento ecologista crescente. Ciò che ho appena descritto si chiama greenwashing.

Biodegradabile

Per biodegradabili o compostabili si intendono tutti quei materiali che una volta inseriti nell’ambiente naturale vengono attaccati dai microorganismi che li scompongono in molecole sempre più piccole. esattamente come succede a tutti i resti di frutta, verdura o animali, vengono bio-degradati.

Le plastiche che sono biodegradabili sono principalmente di origine petrolifera, ad eccezione del PLA (acido polilattico) che è prodotto da batteri OGM.

Un prodotto in commercio, come ad esempio un pannolino, per essere definito biodegradabile, deve essere stato testato secondo una specifica norma, la UNI EN 13432 che misura il tempo che il materiale impiega a bio-degradarsi oltre che i valori di metalli pesanti ed altre sostanze che rilascia nel suolo.

Superati questi test la certificazione che si ottiene è la Ok Compost.

Logo OK Compost Industrial che viene stampato sulle confezioni

Ecologico

Un prodotto si definisce ecologico quando ha un minore impatto ambientale rispetto agli altri prodotti della propria categoria.

Questa è la definizione presente in Wikipedia.

Questo termine che secondo me oggi è inflazionato, e sa pure di greenwashing.

Non bisogna fermarsi alle apparenze ma occorre approfondire cosa significa.

Vi faccio un esempio: un sapone viene formulato in maniera così semplice che quando viene usato si degrada completamente senza arrecare danni alle acque reflue, si trova alla spina e viene definito “ecologico”.

Un altro sapone viene formulato con materie prime da fonti rinnovabili, (quindi i tensioattivi sono gli stessi di un sapone con materie prime da origine petrolifera, cambia solo l’origine della molecola di partenza), pure il flacone viene fatto con plastica biobased e viene definito “ecologico” pure lui.

Per entrambi la definizione di ecologico rispecchia l’essere una garanzia per l’ambiente, ma sono due approcci completamente differenti, che possono anche trovare consensi diversi in base ai principi etici e valori di ognuno in quanto consumatore.

lo stesso discorso si applica al pannolino usa e getta per bambini: ma attenzione, “biodegradabile” non c’entra nulla!

Al momento della stesura di questo post non sono a conoscenza di test per definire la “ecologicità” di un prodotto, se non l’autocertificazione del produttore.

Biobased – da fonti rinnovabili

In questo caso il materiale plastico ha esattamente le stesse proprietà di uno ottenuto da petrolio, ma come dice il nome stesso, la fonte é “bio”, ovvero viva, rinnovabile, come le piante ad esempio.

Qui l’attenzione per l’ambiente è spostata dal prodotto finito all’inizio della catena di approvvigionamento. Ciò che si ottiene è un prodotto finito con le stesse caratteristiche di uno ottenuto dal petrolio, smaltimento compreso.

Un dato su cui porre attenzione, inoltre, è la fonte rinnovabile stessa: può trattarsi di un tipo di pianta coltivata per nutrire una popolazione, oppure un cereale ad uso industriale con utilizzo di semi OGM. sta al produttore fornire informazioni riguardo la natura della sua coltura (no food competition, oppure OGM free).

I test che vengono effettuati per verificare se un materiale è biobased sono incentrati sul carbonio 14, un isotopo che è presente in tutti gli organismi viventi ma non nel petrolio, e l’analisi è simile a quella per la datazione dei reperti archeologici. Si tratta della ASTM D6866.

La certificazione che si ottiene a seguito di questo test è la OK Biobased.

Logo della certificazione OK Biobased

Come potete vedere, senza una spiegazione dei termini, ma anche delle sigle delle certificazioni, è difficilissimo orientarsi nella giungla dei prodotti “ecologici”.

Nel caso specifico, i pannolini “ecologici”quindi :

  • Sono fatti di plastica come tutti gli altri
  • Vanno smaltiti nell’indifferenziato
  • Hanno un valore aggiunto per la scelta delle materie prime
  • NON sono biodegradabili

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Lifestyle motivator Pulizie

Simplicity – In difesa dei detergenti naturali

La cultura del giorno d’oggi, aiutata dalla pubblicità diseducativa e terrorizzante, crea falsi miti e nuove esigenze, tutto per autoalimentare il mercato.

Un esempio? la necessità di avere tutto disinfettato, anche le mani, nell’ambiente domestico e fuori casa. Ed ecco i disinfettanti portatili in gel, i prodotti per la pulizia della casa con agenti sbiancanti ed igienizzanti, presidi medici chirurgici per pulire il cibo, prodotti che necessitano l’uso di guanti per pulire fornelli, lavelli ed altre superfici, detergenti per WC che rendono le superfici sterili…

Una bugia ripetuta mille volte non diventa una verità.

Recenti studi, divulgati dalla brillante Julia Enders, dimostrano che la presenza di batteri buoni impedisce la presenza di batteri patogeni, inoltre la cooperazione tra questi buoni batteri permette di prevenire l’attacco di quelli patogeni e la loro espulsione (=difese immunitarie), senza farmaci! Questa quota di partecipanti buoni viene creata nel tempo, come una biblioteca composta solo di ottimi libri, o una selezionata cantina di vini pregiati. Questo avviene sia sulle nostre toilettes, ma anche sulla nostra pelle e nel nostro apparato digerente.

Ecco quindi che con un semplice colpo di spugna con candeggina, o di detergente igienizzante, si elimina tutta questa collezione, e si deve partire da capo, rischiando di lasciare posto a batteri patogeni, abituati naturalmente ad essere più aggressivi.

Io personalmente l’ho visto con l’incidenza delle infezioni vaginali. Oltre ad aver ridotto il consumo di assorbenti sbiancati, ho anche iniziato a smettere di utilizzare la candeggina o i detergenti in gel per il WC: basta cospargere un cucchiaio di bicarbonato e grattare con lo scopino tutta la ceramica, poi aggiungere aceto e lasciare agire. Risultato: WC brillante e senza odori, scopino disinfettato, nessun cattivo odore e riduzione delle infezioni.

Lo stesso discorso lo si può fare per la frutta e la verdura: se vengono acquistati ortaggi biologici o, meglio ancora, del proprio orto, non hanno bisogno di essere risciacquati con cloro attivo, liberato dalla candeggina o dai presidi medico chirurgici igienizzanti, ma è sufficiente acqua con bicarbonato per rimuovere il terriccio o la polvere, perchè sulla superficie contengono una piccola quota di batteri amici, che hanno permesso la crescita e lo sviluppo della pianta. Questi batteri amici, a contatto con noi ogni giorno, permettono al nostro corpo di combatterli in pochi e un po’ per volta, quindi ne usciamo vaccinati.

In un ambiente dedicato alla somministrazione di cibo al pubblico, ovviamente, bisogna seguire delle regole specifiche, e in particolare seguire il protocollo HACCP che prevede la sterilizzazione degli alimenti. In questo caso è d’obbligo adottare delle misure di pulizia e prevenzione più severe, e non come se fossimo a casa nostra, poichè il cibo che viene venduto e servito alla clientela non può avere una carica batterica tale da causare malessere, specialmente per quegli individui con un sistema immunitario indebolito.

Un altro caso particolare riguarrda le donne in stato interessante: se i test preliminari del sangue dimostrano l’assenza di immunoglobuline per il toxoplamsa, il consumo di vedura e frutta fresca è limitato, per il timore di poter contrarre questa malattia in gravidanza con conseguenti danni al feto.

Considerando i dati di questi ultimi anni, sempre meno done sono immunizzate contro il toxoplasma…forse anche perchè sono cresciute in un ambiente privo di germi? E la domanda che sorge spontanea è: ha senso essere igienizzati e protetti da tutto, rimanendo a nostra volta senza difese ed esposti ad ogni batterio?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Da quando ho smesso di lavare le verdure con i presidi medico chirurgici – deformazione professionale della mia precedente esperienza di cuoca- sia io che il sig. Nerd abbiamo smesso di avere allergie e raffreddori.

 

 

 

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Cosmesi Lifestyle

Balsamo labbra multiuso – ricetta veloce

Per Natale ho ricevuto una copia di Zero Waste Home, di Bea Johnson. E’ una lettura che suggerisco a molti, oltre al suo blog, perchè ci sono molte idee su cui riflettere, oltre che consigli pratici e ricette semplici.

Una di queste, rivisitata da me, è quella per il balsamo labbra e multiuso.

https://www.instagram.com/p/BAxIwNbx8qj/

Ingredienti:

14g cera d’api*

45 grammi olio (a scelta, io ho usato girasole, ma vanno bene anche extra vergine di oliva, riso, semi di lino…)

*Fortuna vuole che un mio collega apicoltore mi abbia regalato circa mezzo chilo di cera d’api, e da quel punto di vista sono a posto per molte preparazioni! In ogni caso si trova anche nei negozi biologici per la produzione di candele.

Preparazione:

Mettere gli ingredienti in un vasetto e porre il tutto a scogliere a bagnomaria. Trasferire il composto fuso in contenitori più piccoli e lasciare raffreddare.

L’utilizzo di olii commestibili permette di avere un prodotto cosmetico senza profumi e senza allergeni, oltre che personalizzabile! Inoltre se si sceglie un olio con un alto contenuto di vitamina E (nome chimico tocoferolo, utilizzato come conservante e ottimo contro i radicali liberi e le rughe)lo si può anche usare come siero antirughe per la notte.

Bea inoltre suggerisce altri usi: come illuminante sugli zigomi, per idratare le unghie e farle brillare, e, conservato in un contenitore a parte, come nutriente per taglieri in legno e impermeabilizzante per i capi in cuoio.

 

 

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Lifestyle Pulizie

Addio odore di sudore – Upgrade 2015

Aggiorno il mio articolo sull’odore di sudore rimosso dai capi con questa mia nuova routine, legata alla mia ricerca di prodotti ecologici ed efficaci non solo per il bucato ma anche per il mio portafoglio: una volta finiti, infatti, cerco sempre di risparmiare ricorrendo all’autoproduzione.

Routine aggiornata per il bucato – operazione sudore.

In generale le magliette lavate con il mio sapone per lavatrice ecologico, abbinate ad un programma di lavaggio a 60°C, non presentano sgadevoli odori. Ma dove fosse richiesto un intervento mirato si procede nella seguente maniera:

  1. Una volta identificate le maglie si girano dal lato rovescio, si inumidiscono le zone delle ascelle e si strofina con del sapone di marsiglia.  Si lascia agire 5 minuti e si procede con il lavaggio abituale.
  2. In alternativa si può preparare uno sgrassatore al sapone di Marsiglia: si prepara una soluzione fatta con metà sapone-metà acqua in peso portato a bollore e versato all’interno di uno spruzzino. In questo modo si può evitare di inumidire la maglietta prima. Si consiglia comunque di sfregare il tessuto con una spazzola per permettere al sapone di penetrare nelle fibre.

http://www.deabyday.tv/casa-e-fai-da-te/lavori-domestici/guide/4964/Come-usare-il-sapone-di-Marsiglia-in-casa.html

 

Immagine via Pexels

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Cosmesi Lifestyle Pulizie

Come lavare i vetri ed essere felice

Sto riscoprendo la naturale utilità dell’aceto.

Ecco qualche esempio (ma in rete se ne trovano molti altri)

  • al posto del balsamo: aceto di mele 2 cucchiai, doluito in 1 litro di acqua con 1-2 gocce di olio essenziale. In questo modo riesco ad utilizzare meno balsamo perchè i capelli sono disciplinati, alterno 2 lavaggi con aceto e 1 con balsamo.
  • al posto dell’ammorbidente e dell’anticalcare: messo nella vaschetta dell’ammorbidente in lavatrice assieme a 4-5 gocce di olio essenziale, e accoppiato al mio detersivo per bucato in polvere, dona morbidezza ai capi dopo il lavaggio, e ha un’azione di naturale anticalcare sulla resistenza della lavatrice.
  • detergente multiuso per le superfici (non il marmo!): diluito con acqua e profumato con arancia (vedi ricetta), spruzzato su tutte le superfici disinfetta e dona lucentezza. Accoppiato al panno in microfibra a grana fina per i vetri aiuta a pulirli efficacemente senza aloni, anche se basterebbe solo acqua 🙂

A proposito di questo, ecco come lavare i vetri ed essere felice:

Munirsi di:

  • secchio con acqua tiepida (e aceto) con 3-4 gocce di olio essenziale
  • 1 panno in microfibra da immergere nel secchio + 1 da usare asciutto (organizzarsi a seconda di quanti vetri si devono pulire)
  • un secchio per raccogliere le microfibre usate.

Procedimento:

  1. inumidire la microfibra immergendola nell’acqua. Strizzare per eliminare l’acqua in eccesso
  2. passare su tutto il vetro con movimenti circolari, verticali opppure orizzontali, basta che sia tutto inumidito e lo sporco venga rimosso.
  3. per vetri molto sporchi ripetere questo step risciacquando la microfibra.
  4. passare con la microfibra asciutta la superficie in modo da asciugarla. Non occorre che lo sia completamente, piano piano le goccioline evaporeranno senza lasciare segni.

Immagine via Unsplash

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Lifestyle Pulizie

Riutilizzare gli scarti degli agrumi

Il dilemma avviene ogni volta che guardo la pattumiera per il compost: quanto ingombrano gli scarti di arancia, mandarino, limone! E che peccato dover buttare tutto quel profumo!

Ecco tre idee utili per riutilizzarle:

  1. Come purificatore dell’ambiente dopo aver cucinato. Mettere in un pentolino 2 o 3 metà di arance già spremute, 4-5 chiodi di garofano, 1 cucchiaino di cannella o di una spezia a scelta, acqua fino a coprire le arance. Portare a bollore e lasciare che il profumo invada la cucina.
  2. Per preparare l’aceto aromatizzato all’arancia. Seguendo questa semplice ricetta, preparare un vasetto pieno di bucce di arancia, riempire poi con l’aceto fino a coprire le bucce e lasciare a macerare per almeno 2 settimane. Dopodichè filtrare l’aceto dalle bucce ed utilizzare a piacimento puro o diluito.http://www.theshabbycreekcottage.com/2014/01/diy-orange-cleaner-recipe.html
  3. Per preparare l’essenza di arancio. Seguendo la ricetta di Lisa Casali, si utilizzano le bucce delle arance pelate, vengono distese su una gratella e lasciate essiccare all’aria per un paio di giorni.  Dopodichè si tritano finemente e si mettono dentro ad un vasetto ermetico, vengono coperte con l’alcol, si chiude il vasetto e si agita il tutto. Si lasciano a riposo per 3-4 giorni e successivamente si filtra il liquido rimettendolo nel vasetto, ma stavolta senza chiudere il coperchio, ma utilizzando una garza ed un elastico.  In questo modo evaporerà l’alcool e si otterrà l’olio essenziale. L’olio galleggerà nella soluzione mentre sul fondo ci sarà un piccolo strato di soluzione acquosa. Per recuperare l’olio sarà sufficiente versare in una boccettina di vetro scuro lo strato suoeriore, facendo attenzione a non versare invece la componente acquosa. Chiudere bene il vasetto e conservarlo in un luogo fresco e lontano da luce diretta.

Per avere questi scarti sempre a portata di mano senza che macerino è sufficiente conservare le bucce nel freezer. Io uso uno di quei sacchetti con la fascia sigillante, sono comodissimi!

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Cosmesi Lifestyle Pulizie

Come unire due pezzi di sapone efficacemente

Condivido un suggerimento per chi, come me, preferisce usare la saponetta al sapone liquido. Quando il pezzo di sapone è ormai troppo piccolo e scivola dalle mani, lo si può attaccare ad una saponetta nuova nel seguente modo:

  1. Utilizzare la saponetta nuova almeno un paio di volte,
  2. Grattare con una forcina, uno stuzzicadento i con le unghie la superficie di entrambe i pezzi di sapone in modo da formare delle righe parallele e vicine. Si formeranno dei riccioli di sapone, fondamentali per l’incollaggio, quindi non vanno buttati!
  3. Aggiungere qualche goccia di acqua sui graffi del sapone e Incollare i due pezzi esercitando una leggera pressione.

Ed ecco fatto! Consiglio di farlo riposare una notte, altrimenti se viene utilizzato subito i due pezzi si potrebbero staccare.

sapone
sapone fotografato da Bea Johnson

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Cosmesi

Microfibra per il Viso

E’ risaputa la mia passione per le spugne in microfibra, perciò non mi sono fatta scappare l’opportunità di provare i prodotti di Longema. Ho acquistato infatti sia il panno per viso e collo che i panni struccanti per occhi della Linea Longé Fisio Soft.

 

I prodotti sono compatibili per la detergenza della pelle, sono quindi un prodotto cosmetico.

Riporto la descrizione sul sito:

Indicazioni e Caratteristiche
Gli struccanti Longé Fisio Soft sono realizzati in tessuto con microfibra a sezione radiale in grado di rimuovere efficacemente e delicatamente, anche con il solo utilizzo dell’ acqua, sporco e make-up (anche water-proof) da occhi e labbra.

Questo tessuto infatti trattiene nelle sue speciali fibre tutto ciò che ha asportato, rilasciandolo solo al momento del risciacquo.

Il tessuto con microfibra della Linea Longé Fisio Soft è sicuro e Dermo-Compatibile come dimostrano i test effettuati.
Sono lavabili e riutilizzabili e sono adatti a tutti i tipi di pelle.

Questo prodotto è buono per la pelle e buono per l’ambiente: eliminando l’uso di latte struccante e/o tonici e limitando quello di altri detergenti.


Consigli d’uso

Inumidire i pannetti struccanti con acqua tiepida, strizzarli e aggiungere eventualmente una goccia di detergente Longé Fisio per migliorare l’effetto struccante. Possono essere utilizzati su entrambi i lati.

Per struccare gli occhi
Passare i pannetti inumiditi con acqua sugli occhi chiusi con leggeri movimenti dall’alto verso il basso, valutando la reattività della propria pelle.
Non strofinare.
Risciacquare con acqua tiepida.
Si suggerisce l’utilizzo di due pannetti struccanti, uno per occhio.

Per struccare le labbra
Massaggiare le labbra con un pannetto inumidito con acqua, effettuando leggeri movimenti circolari, valutando la reattività della propria pelle.
Risciacquare con acqua tiepida.

Tutti i prodotti con microfibra della linea Longé Fisio Soft sono lavabili con acqua tiepida e saponetta e sono riutilizzabili. Possono essere lavati anche in lavatrice a 60°, senza mai usare additivi come ammorbidente o candeggina. Dopo l’uso lasciare asciugare.
Se usati correttamente 1 o 2 volte al dì, gli struccanti Longé Fisio Soft hanno una durata media di 4 mesi.
Test effettuati:

-Patch test

-Test ecotossicologici

Test di biocompatibilità

La mia personale opinione è che siano un’ottima alternativa ai dischetti di ovatta, perchè si possono lavare anche in lavatrice e riutilizzare, inoltre sono efficaci veramente anche solo con acqua.

Mentre per il panno per la pulizia del viso e del collo mi sono trovata molto bene, con gli struccanti per occhi ho avuto qualche problema perchè ho una pelle del controno occhi molto sensibile che non tollera queste sollecitazioni, soprattutto per riuscire a togliere tutto il makeup.

Li consiglio per i viaggi, perchè si evita di portare via quantità industriali di struccatori e dischetti, mentre questi passano la dogana senza dover essere imbustati ed una volta arrivati è più che sufficiente una saponetta per pulirli dopo l’uso!

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Decalogo per l’Organizzazione del Guardaroba

Ogni anno al cambio stagionale si presenta sempre la stessa domanda: come faccio a mettere via tutto?

Qualcosa è stato acquistato di nuovo, qualcosa è stato regalato, qualcosa non è stato mai messo…come fare?

In rete si trovano diversi consigli su come gestire l’armadio, e la vita, in modo più semplice. Ve ne illustro un paio prima di passare alle mie regole.

Non è stata lei l’ideatrice, ma di sil’Organizzazionecuro lo ha reso famoso. Si tratta di un metodo per capire quali sono i vestiti che non si utilizzano più grazie alla loro disposizione nell’armadio. Si appendono tutte le grucce al contrario, come illustrato nella foto sotto, e man mano che i vestiti si utilizzano, e vengono quindi rimossi e ri-appesi nell’armadio, il gancio dell’attaccapanni sarà messo in maniera opposta. Quindi si vedrà facilmente quali sono gli abiti utilizzati di più e quali di meno. Quelli che presentano le grucce ancora nella posizione iniziale sono abiti che si possono donare o eliminare.

  • Metodo delle 40 grucce (o 30, o guardaroba capsula)

Si utilizzano solo 40 grucce in totale nell’armadio, sulle quali vengono appesi i vari vestiti. In questo caso, a differenza del metodo precedente, si deve scegliere già cosa tenere e cosa no, quindi occorre avere già una visione totale dell’armadio. In questo modo si deve fare un bilancio di cosa si vuole tenere e cosa no, ma avendo a disposizione 40 grucce, non si possono tenere solo abiti eleganti o 40 paia di jeans! Occorre il giusto compromesso.

Ultimamente ho anche letto Il magico potere del riordino di Marie Kondo, ed è stato molto utile per definire il mio Decalogo per tenere in ordine il Guardaroba, sebbene ancora in fase di evoluzione:

  1. Se compri un capo di abbigliamento, deve essere di rimpiazzo ad almeno 1 capo dello stesso tipo. Nel mio caso specifico se è irrecuperabile anche dopo il rammendo.
  2. Aspetta prima di comprare, un periodo di pausa serve per vedere se veramente hai bisogno di quella cosa. Oppure prova a creare nuovi outfit con quello che già possiedi dando un’occhiata su pinterest.
  3. Immagina come vuoi la tua vita: solo T-shirt e pantaloni da yoga? Non penso proprio. Ma allo stesso tempo nemmeno solo minigonne e tacco 12!
  4. Non tenere vestiti di taglie più piccole rispetto ad ora, ok che possono essere uno stimolo a dimagrire, ma allora meglio tenerli in una scatola a parte e non nell’armadio, altrimenti è deprimente.
  5. Organizza i vari capi in base al colore, dai più chiari ai più scuri. Il cervello umano lo percepisce come ordine, e a differenza di quando i colori sono mescolati, non attira l’attenzione e richiede meno energia mentale per farlo abituare agli stimoli visivi.
  6. Organizza i capi in base al tipo, gonne con gonne, pantaloni con pantaloni.
  7. Cerca di appendere solo ciò che non può essere piegato, il resto può stare bene dentro un cassetto: qui Konmari ne sa!
  8. Prima di gettare qualcosa, cerca di rammendarlo e recuperarlo (vale per tutto ma non per i calzetti, nel mio caso!), e cerca di prevenire i danni, ad esempio andando dal calzolaio a fare manutenzione ai tacchi prima che si rompa il gommino.
  9. Acquista solo capi di qualità, non junk-clothes: questo non significa ricercare la griffe, ma saper scegliere il materiale giusto leggendo l’etichetta che riporta i materiali con cui è fatto.
  10. Possiedi di meno, vivi di più: meno lavatrici, meno stirare, meno confusione.

 

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