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Pannolini “Ecologici”: sono Biodegradabili? – Breve Guida

Qualche settimana fa sono finita su alcune offerte online di pannolini cosiddetti ecologici, provvisti di foto di bambini con la maglietta con scritto “Plastic sucks“, con una serie di certificazioni citate a seguire, come la OK Biobased e la ASTM D6866.

Chi non vuole contribuire al salvataggio del pianeta se non proprio i neo genitori?

E così, ormai all’apice della curiosità, ho letto descrizione del prodotto e circa 50 recensioni. leggendo alcuni commenti e recensioni di acquirenti mi sono accorta che c’è molta confusione sulla terminologia, e sfortunatamente o in maniera interessata nessuno fa chiarezza. Il rischio è di prendere un abbaglio e non solo spendere per un prodotto che non rispecchia i requisiti immaginati, ma anche con lo smaltimento si fanno errori più dannosi che con pannolini più economici.

Oggi ci provo io a fare un po’ di ordine, dato che alla fine si tratta di plastica e relative certificazioni, e metterò in risalto luci ed ombre di ogni termine, per permettere ad ognuno di compiere la migliore scelta in linea con i propri valori.

Definiamo i non-sinonimi

Iniziamo indicando quali termini non sono sinonimi tra di loro:

  • Naturale
  • Biodegradabile
  • Ecologico
  • Biobased (da fonte rinnovabile)

Naturale

Ecco la definizione del vocabolario Treccani:

 2. a. Di cosa che è in natura, che è secondo natura, conforme all’ordine della natura

E vi faccio notare che molte cose “naturali”: il curaro, la mescalina, il veleno di calabroni o serpenti… anche il petrolio viene estratto dalla natura.

Questo è il punto fondamentale per capire chi sta facendo qualcosa di utile per l’ambiente, e chi invece si fregia di aggettivi in prestito dalla natura per aumentare il fatturato facendo leva sul sentimento ecologista crescente. Ciò che ho appena descritto si chiama greenwashing.

Biodegradabile

Per biodegradabili o compostabili si intendono tutti quei materiali che una volta inseriti nell’ambiente naturale vengono attaccati dai microorganismi che li scompongono in molecole sempre più piccole. esattamente come succede a tutti i resti di frutta, verdura o animali, vengono bio-degradati.

Le plastiche che sono biodegradabili sono principalmente di origine petrolifera, ad eccezione del PLA (acido polilattico) che è prodotto da batteri OGM.

Un prodotto in commercio, come ad esempio un pannolino, per essere definito biodegradabile, deve essere stato testato secondo una specifica norma, la UNI EN 13432 che misura il tempo che il materiale impiega a bio-degradarsi oltre che i valori di metalli pesanti ed altre sostanze che rilascia nel suolo.

Superati questi test la certificazione che si ottiene è la Ok Compost.

Logo OK Compost Industrial che viene stampato sulle confezioni

Ecologico

Un prodotto si definisce ecologico quando ha un minore impatto ambientale rispetto agli altri prodotti della propria categoria.

Questa è la definizione presente in Wikipedia.

Questo termine che secondo me oggi è inflazionato, e sa pure di greenwashing.

Non bisogna fermarsi alle apparenze ma occorre approfondire cosa significa.

Vi faccio un esempio: un sapone viene formulato in maniera così semplice che quando viene usato si degrada completamente senza arrecare danni alle acque reflue, si trova alla spina e viene definito “ecologico”.

Un altro sapone viene formulato con materie prime da fonti rinnovabili, (quindi i tensioattivi sono gli stessi di un sapone con materie prime da origine petrolifera, cambia solo l’origine della molecola di partenza), pure il flacone viene fatto con plastica biobased e viene definito “ecologico” pure lui.

Per entrambi la definizione di ecologico rispecchia l’essere una garanzia per l’ambiente, ma sono due approcci completamente differenti, che possono anche trovare consensi diversi in base ai principi etici e valori di ognuno in quanto consumatore.

lo stesso discorso si applica al pannolino usa e getta per bambini: ma attenzione, “biodegradabile” non c’entra nulla!

Al momento della stesura di questo post non sono a conoscenza di test per definire la “ecologicità” di un prodotto, se non l’autocertificazione del produttore.

Biobased – da fonti rinnovabili

In questo caso il materiale plastico ha esattamente le stesse proprietà di uno ottenuto da petrolio, ma come dice il nome stesso, la fonte é “bio”, ovvero viva, rinnovabile, come le piante ad esempio.

Qui l’attenzione per l’ambiente è spostata dal prodotto finito all’inizio della catena di approvvigionamento. Ciò che si ottiene è un prodotto finito con le stesse caratteristiche di uno ottenuto dal petrolio, smaltimento compreso.

Un dato su cui porre attenzione, inoltre, è la fonte rinnovabile stessa: può trattarsi di un tipo di pianta coltivata per nutrire una popolazione, oppure un cereale ad uso industriale con utilizzo di semi OGM. sta al produttore fornire informazioni riguardo la natura della sua coltura (no food competition, oppure OGM free).

I test che vengono effettuati per verificare se un materiale è biobased sono incentrati sul carbonio 14, un isotopo che è presente in tutti gli organismi viventi ma non nel petrolio, e l’analisi è simile a quella per la datazione dei reperti archeologici. Si tratta della ASTM D6866.

La certificazione che si ottiene a seguito di questo test è la OK Biobased.

Logo della certificazione OK Biobased

Come potete vedere, senza una spiegazione dei termini, ma anche delle sigle delle certificazioni, è difficilissimo orientarsi nella giungla dei prodotti “ecologici”.

Nel caso specifico, i pannolini “ecologici”quindi :

  • Sono fatti di plastica come tutti gli altri
  • Vanno smaltiti nell’indifferenziato
  • Hanno un valore aggiunto per la scelta delle materie prime
  • NON sono biodegradabili